Biografia

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Francesco Griffo da Bologna

Biografia a cura di Paolo Tinti

Gli anni della formazione e del soggiorno a Padova (1450 ca.-1480)

Francesco Griffo, figlio dell’orafo e incisore Cesare, nacque verosimilmente a Bologna, o nel contado, intorno alla metà del Quattrocento. Durante l’Ottocento fu appurato che l’impressore Francesco da Bologna e l’orefice, cesellatore, coniatore e pittore Francesco Raibolini, detto il Francia, prima ritenuti un solo individuo, erano in realtà due persone diverse. Dopo tale distinzione, assai scarsi documenti rimangono per ricostruire la vita e l’attività di uno dei protagonisti della storia del libro. Con ogni probabilità Griffo intraprese la carriera di incisore e fonditore di caratteri a servizio degli stampatori bolognesi, celebri per la raffinatezza dei tipi e per l’eleganza tipografica dei prodotti dei loro torchi. Presto lasciò tuttavia la città d’origine, trasferendosi a Padova dove abitò almeno dal giugno 1476 (Rigoni 1934 p. 39). Qui secondo G. Mardersteig furono disegnate dal 1474 circa al 1480 su modello di quelli di Nicolas Jenson del 1470, due serie di punzoni, per Pierre Maufer, che si avvalse di Griffo per il romano del De bello Iudaico (Verona, 1480, Igi 5388). Griffo risiedette a Padova, insieme con il fratello Michele, almeno sino al 25 gennaio 1480, come provato da un atto inedito con cui egli tentò di riscuotere un credito di lungo corso da Andrea Testa, padovano, marito di una sua sorella.

Venezia e la collaborazione con Aldo Manuzio (1494 ca.-1502)

Probabilmente già dalla metà degli anni settanta, Griffo entrò in rapporti con la dominante Venezia, dove ebbe modo di vantare esperienza e titoli per distinguersi nel panorama, ad alto tasso di specializzazione e di concorrenza, della capitale tipografico-editoriale del Quattrocento. Non sappiamo per quali altre aziende tipografiche Griffo abbia prestato la sua opera a Venezia sino agli inizi degli anni novanta. È sicuro che il «Franciscus de Bononia quondam Caesaris aurifex» assoldato nel 1475 dal mercante Johan Rauchfass per copiare polizze di Jenson, del quale Rauchfass curò interessi commerciali, sia stato il nostro Griffo. Secondo G. Mardersteig Griffo incise due serie di tondi romani per la bottega dei fratelli Giovanni e Gregorio De Gregori, tra il 1483 (Orazio, Igi 4881) e il 1487 (Valerio Massimo, Igi 10068); questo carattere è oggi attribuito, dagli studi di R. Olocco, al citato romano di Jenson. Non va dunque escluso che il punzonista bolognese si fosse rivolto anche a colui che nel 1487 aveva acquistato le attrezzature di Jenson, morto intorno al 1480, ossia quell’Andrea Torresani da Asola che nel marzo 1495 costituì una società con Pierfrancesco Barbarigo e con Aldo Manuzio. A partire dal 1494-95 Griffo, «forse la figura individualmente più importante» nell’impresa aldina (Lowry 2000, p. 119), incise per Manuzio numerose serie di caratteri, traendo ispirazione dall’epigrafia romana di età classica e imperiale tanto quanto dai calligrafi suoi contemporanei, delineando modelli di font per molti secoli insuperati, culminati nel De Aetna di Pietro Bembo (datato febbraio 1495 more Veneto, ma 1496) e nella princeps della Hypnerotomachia Poliphili (1499).

De Aetna, Aldo Manuzio, Venezia 1496

De Aetna, Aldo Manuzio, Venezia 1496 – Biblioteca Palatina Parma.

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Dettaglio del carattere romano inciso da Griffo. De Aetna, Aldo Manuzio, Venezia 1496 – Biblioteca Palatina Parma.

I caratteri romani tondi

Per Manuzio Griffo creò cinque tipologie di caratteri romani tondi: il tondo Gaza (per le Introductivae grammatices del dicembre 1495, R1a 110) e il tondo (R1 108) del paratesto latino degli Erotemata di C. Lascaris (28 febbraio 1495 more Veneto, ossia 1496); due tondi affini (R2 81 e R2a 82) per il testo latino dell’Aristotele greco e per il Gaza del 1499; il tondo Gaza (R3 83, 1496-97); il tondo Bembo (impiegato nel citato De Aetna, R4 114), poi variato in altre due declinazioni, attestate dal Poliziano e dal Polifilo; il tondo Leoniceno (R5 87, giugno 1497), rinomato per le inclinazioni calligrafiche delle lunghe e sinuose grazie. Nel tondo maiuscolo dell’Hypnerotomachia Griffo fissò il rapporto tra larghezza e altezza in 1:9, in armonia con i trattati dei maestri calligrafi del tempo (L. Pacioli, F. Torniello, G.B. Verini). La perizia del disegnatore e dell’esecutore nel predisporre il getto dei caratteri (le «nove forme de antiqui carattheri», come egli stesso scrisse alcuni anni dopo nella prefatoria alla sua prima edizione bolognese) determinò la scelta di ideare varianti plurime per il segno di una medesima lettera, così da imitare il più possibile la vivacità della scrittura a mano.

Hypnerotomachia Poliphili, Aldo Manuzio, Venezia 1499

Hypnerotomachia Poliphili, Aldo Manuzio, Venezia 1499. Biblioteca Nazionale Braidense Milano.

Le font greche

Ai primissimi anni della collaborazione col Manuzio risale anche il disegno di caratteri greci, realizzati ispirandosi alla scrittura di un dotto bizantino, Immanuel Rhusotas, arrivato a Venezia sin dal 1465. Griffo offrì ad Aldo ben quattro varianti a partire dalla prima aldina greca datata, dopo l’Alphabetum Graecum (marzo 1495), ossia l’Aristotele del novembre dello stesso anno, con cui si apriva la grande stagione aldina delle edizioni greche in lingua originale. Proprio i caratteri greci, così complessi da coordinare a spiriti e accenti, nonché alle numerose legature di nessi o dittonghi, rappresentarono l’apice della bravura tecnica di Griffo, celebrata anche nella sua edizione bolognese del Canzoniere di Petrarca del 1516 («havendo pria li greci et latini carattheri ad Aldo Manuzio R.[omano] fabricato»). L’ultima variante dell’alfabeto greco inciso dal Griffo ebbe inoltre andamento corsivo; si tratta del greco 4, impiegato nelle tragedie di Sofocle (agosto 1502).

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Sofocle, Aldo Manuzio, Venezia 1502. BUB, Raro B. 57,2 cc. Concessione della Biblioteca Universitaria di Bologna.

I caratteri ebraici e la collaborazione con Girolamo Soncino per la Bibbia poliglotta di Aldo Manuzio

Nel 1503, nella dedicatoria premessa al Petrarca, l’editore e tipografo Soncino, nel rivendicare i meriti di Griffo, da poco sottratto all’azienda di Manuzio e condotto a Fano, lo definì «nobilissimo sculptore de littere, graece et hebraice» (Manzoni 1886, pt. 2, pp. 26-28). Certo è che i caratteri ebraici dell’Introductio ad litteras Ebraicas, edita in calce alle Institutiones aldine del 1501 – prima apparizione a Venezia dell’ebraico a stampa –, siano stati opera di Griffo, così come il testo dell’Introductio debba essere ricondotto al soncinate. Soncino stesso era giunto nella Dominante da Brescia proprio per contribuire con Aldo alla progettata Bibbia poliglotta, di cui restano solo le bozze.

Bibbia Poliglotta, Aldo Manuzio, 1498-1501, Bibliothèque Nationale de France

Bibbia Poliglotta, Aldo Manuzio, 1498-1501, Bibliothèque nationale de France.

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Introductio at litera ebraicas, Girolamo Soncino, Fano 1510. Biblioteca Federiciana Fano, photo by Alex Cavuoto and Vanja Macovaz.

L’invenzione del corsivo

Stimolato dal cosmopolita, vivace e colto ambiente veneziano, dove umanisti, filologi, studiosi di lingue classiche e antiche, miniatori e calligrafi, nonché avidi lettori e lettrici costituivano il pubblico del nuovo libro moderno, creato da Aldo, Griffo proseguì nel rinnovamento della leggibilità dei caratteri tipografici. Allestì pertanto una cassa di tipi leggermente inclinati a destra, ispirati alla scrittura corsiva in uso tanto presso le cancellerie dell’epoca quanto nella scrittura libraria di Bartolomeo da San Vito, copista per Pietro Bembo e miniatore di aldine. Il corsivo consentiva di caratterizzare le edizioni di classici, prive di commento, destinate a confluire in serie di volumetti di formato ridotto, in ottavo, che Manuzio chiamò enchiridia, ossia libri da mano e «da bisaccia». Dopo essere apparso nelle Epistole di s. Caterina da Siena (settembre 1500), il corsivo si impone nella Bucolica aldina del 1501. Proprio in quella stampa appare uno dei pochi documenti certi che, unico nel suo genere, attestano in forma pubblica il riconoscimento professionale che Aldo volle tributare al suo disegnatore di caratteri: è l’elogio (In grammatoglyptae laudem), stampato al verso dell’incipit, delle dedalee mani di Francesco da Bologna, incisore di caratteri greci e latini. Aldo, che non nominò mai più Griffo nelle sue edizioni, cosciente della portata innovativa delle soluzioni adottate dal grammatoglypta, chiese e ottenne per sé dalla Serenissima un privilegio decennale per il loro uso esclusivo. Il 23 marzo 1501 il Senato concesse il privilegio, mentre il 14 novembre 1502 Manuzio tutelò con provvedimento del Doge l’intera produzione dei caratteri del suo incisore, deprivato così di ogni capacità contrattuale con editori e stampatori soggetti allo Stato veneto (Fletcher 1988). Deluso dallo sfruttamento subìto, Griffo lasciò Venezia nello stesso inverno del 1502.

Epistole di s. Caterina da Siena, Aldo Manuzio, Venezia 1500. Biblioteca Universitaria di Bologna.

Il primo carattere corsivo di Griffo. Epistole di s. Caterina da Siena, Aldo Manuzio, Venezia 1500. BUB, A.V.KK.XII.1. Concessione della Biblioteca Universitaria di Bologna.

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Il secondo corsivo di Griffo. Opere volgari di Messer Francesco Petrarca, Girolamo Soncino, Fano 1503. Biblioteca Federiciana di Fano.

A Fano, dai Soncino e nelle province pontificie

Griffo riparò quindi a Fano presso Soncino, entrato anch’egli in conflitto con Aldo e allontanatosi da Venezia sin dal 1501. Durante gli anni fanesi di Soncino, fra il 1502 e il 1507, Griffo disegnò il corsivo 2, attenuato nelle legature, con forme crenate fornite di capo e piedi arcuati, destinato a una collana in 8°, progettata con l’umanista Lorenzo Astemio. L’incisore bolognese entrò pertanto in società con Girolamo e con Bernardino Giolito de Ferrari, detto Stagnino, come prova un documento ancora inedito, sin dal 3 agosto 1503. Con atto del successivo 31 agosto 1503, insieme con lo Stagnino, nominò infatti procuratore il tipografo Giovanni Ragazzo, al fine di proteggere il suo investimento.

Tra il 1511 e il 1513 lavorò per Ottaviano Petrucci di Fossombrone e per lo Stagnino di Venezia, stabilendosi a Perugia dove risiedette nel 1512, come da documenti datati a gennaio e ad agosto; nel 1512 ricevette dallo Stagnino la somma di 20 ducati, forse per il Dante impresso nel novembre dello stesso anno. Secondo Montecchi, Griffo disegnò e realizzò i punzoni impiegati per la prima stampa in caratteri arabi, apparsa a Fano nel settembre 1514, edita da de Gregori (Montecchi 2007, pp. 77-78). Plausibile un suo intervento al fianco di F. Giunta negli anni dal 1513 al 1515, come attestano i corsivi adottati in quegli anni dall’editore fiorentino.

Paulina de recta Paschae, Ottaviano Petrucci, Fossombrone 1503

Paulus de Middelburgo, Paulina de recta Paschae, Fossombrone, per Octavianum Petrutium, 1513, 8 luglio. Biblioteca del Capitolo Metropolitano di Milano. © Comune di Milano – tutti i diritti di legge riservati

 

L’attività tipografico-editoriale a Bologna: 1516-1517

Griffo tornò entro l’autunno del 1516 a Bologna, dove intraprese la professione di editore. Sicuro della propria tecnica incisoria, il bolognese volle tradurla nella pubblicazione di una collana di testi latini e volgari in 8°, impressi con il carattere corsivo che lo aveva reso celebre, grazie ad Aldo e a Soncino, ai lettori di tutta Europa. La prima opera a essere stampata furono il Canzonier et Triomphi di Petrarca (datata 20 settembre 1516). Nello stesso anno al Petrarca furono affiancati l’Archadia di I. Sannazaro, gli Asolani del Bembo, il Labirinto d’amore di Boccaccio e le Epistolae familiares di Cicerone, la più rara delle sue creazioni editoriali, citata ma mai vista neppure dai maggiori bibliografi. La sottoserie latina fu  proseguita dai Dictorum et factorum memorabilium di Valerio Massimo (datati 24 gennaio 1517). Vi è chi attribuisce a Griffo, sulla base della presenza del carattere corsivo, un foglio di tesi di laurea, discusse a Bologna il 30 novembre 1516 (Serra Zanetti 1959, p. 189-190). Da Bologna Griffo si allontanò molto probabilmente nel 1518, per sfuggire alla condanna inflittagli per l’omicidio del genero, Cristoforo, marito della figlia Caterina. Le carte processuali narrano di un colpo mortale inferto da Griffo con una spranga, al culmine di un alterco scoppiato nella casa che condividevano nella parrocchia di S. Giuliano. Dopo di allora, di Griffo editore non si conosce più nulla. Ulteriori ricerche potranno precisare meglio i contorni della sua attività successiva, che dal 1518 non fu più pubblica; da allora il nome di Griffo non comparve più in alcun libro a stampa, né in Italia né in Europa.

Il terzo carattere corsivo di Griffo. Canzoniere di Petrarca, Francesco Griffo, Bologna 1516

Il terzo carattere corsivo di Griffo. Canzoniere di Petrarca, Francesco Griffo, Bologna 1516. Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio di Bologna.

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Foglio volante attribuito a Griffo, datato 30 novembre 1516. Archivio di Stato di Bologna, ASBO, dispute e ripetizioni di scolari per ottenere lettere d’Università – Busta 57 Carta 381

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Il foglio volante attribuito a Griffo, dettaglio del carattere corsivo.